Lecco, 'Renzo e Lucio' critica Zalone al Festival di Sanremo: 'chi voleva prendere in giro?'

Dalila Maniaci (sul palco del Lecco Pride)
Il Festival di Sanremo 2022 continua a conquistare il pubblico. Anche lecchese. Il mattatore della serata di ieri, la seconda, è stato Checco Zalone. Chiacchierata la sua passerella sul palco dell'Ariston. A far discutere, in particolare, la messa in scena di una “favola Lgbt”, ambientata nella sua Puglia. Riassumendo: Oreste, trans brasiliano, viene invitato al ballo a corte. È colpo di fulmine con il principe ma il re omofobo si oppone alla relazione. Peccato però che il sovrano sia un «cliente affezionato» di Oreste.  Alcuni hanno apprezzato l'ironia, altri meno. Tante allusioni a doppi sensi non sono piaciuti al mondo trans italiano a partire dall'opinionista Vladimir Luxuria. Ma  anche, per fare un altro nome, a Monica Cirinnà, responsabile nazionale diritti del Pd. Entrambi sulla stessa linea d'onda, hanno ricordato su più testate nazionali, come sia indispensabile una certa sensibilità nella scelta delle parole.
Abbiamo sentito il parere di Dalila Maniaci, presidente dell'associazione lecchese Lgbt Renzo e Lucio. "Tutto molto infelice, a partire dalla frase finale: "se qualcuno si sente offeso dia la colpa ad Amadeus" riassumendola. Una totale deresponsabilizzazione di ciò che stava facendo. Lo si è visto anche con Pio e Amedeo qualche tempo fa: temi sensibili e forti vengono liquidati come temi su cui si deve scherzare, farsi una risata, non essere troppo sensibili. Credo che questa sia una strategia (non per forza consapevole) di chi è molto spaventato dal cambiamento e non vuole riconoscere ciò che lo circonda. Tutto ciò non stupisce: la TV non è esattamente un veicolo culturale volto a portare temi ed istanze rivoluzionarie rispetto a una cultura bigotta. Al massimo, la TV conferma ciò che già si sa. La favola che vorrebbe raccontare qui è forse quella del politicamente corretto, questa "dittatura" che limiterebbe la libertà di espressione- ha proseguito- Eppure c'è una sottile differenza fra libertà e offesa. Portare avanti una cultura discriminatoria, manifestare tutta la propria indifferenza rispetto a una realtà della quale non si può più fare finta di niente, pensarla come "lontana e altra", non è opporsi alla "dittatura": è essere pigri, inetti, non sfruttare minimamente la propria condizione di privilegio per far ridere davvero. Viene da ridere quando si prende in giro il potere, chi schiaccia, chi discrimina (non è questa più o meno la definizione di satira?) non quando prendi in giro (facendola passare per ironia) una categoria che è già minoritaria e discriminata. Chi voleva esattamente prendere in giro? Chi voleva fare ridere? E soprattutto da quale posizione parla? Forse dalla posizione di uomo privilegiato, eterosessuale e cisgender (significa non trans) che vuole spiegare alla categoria che dovrebbe ridere delle battute di chi non sa nemmeno cosa significhi vivere una determinata condizione? Mi auguro di cuore che questa sera Drusilla, in qualsiasi forma, riporti almeno parte di ciò perché credo che la comunità LGBT custodisca questo desiderio"  ha concluso, citando colei che oggi affiancherà Amadeus ovvero Drusilla Foer, conduttrice, autrice, cantante e pittrice transgender che da indiscrezioni, porterà un monologo sul tema.
"Ho visto che Drusilla, rispetto a Zalone, non si è sbilancia troppo. Ha parlato della libertà di espressione (segno di civiltà) e per il resto è rimasta sul vago, evidenziando che ha bisogno di rifletterci. Penso che nel contesto della conferenza stampa potrebbe anche essere un atteggiamento giusto (non sbilanciarsi) anche se spero che questa sera invece lo faccia, ovviamente anche con ironia proprio per il fatto che è una personalità LGBT+, e la prima a Sanremo, si faccia portavoce della controrisposta a Zalone".
A.G.
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