Lecco: don Filippo è anche 'dottore', 'Cose rivelate ai piccoli' nella sua tesi di laurea in Teologia
Don Filippo Dotti
Sotto la copertina della sua tesi
Sotto la copertina della sua tesi
«Cose rivelate ai piccoli – Teologia dell’immaginazione e del simbolo tra E. Cassirer e P.A. Florenskij», questo il titolo del suo elaborato con relatore don Pierangelo Sequeri, notissimo in ambiente ecclesiastico. E’ infatti la firma di un grandissimo numero di canti devozionali, da «Tu sei la mia vita» a «E sono solo un uomo» e «Oltre la memoria».
Classe 1977, a Lecco dal 2012, don Filippo è anche cappellano al Polo universitario lecchese. «Ho ripreso a studiare per passione – racconta - Mi è sempre piaciuto approfondire argomenti di filosofia e ho creduto giusto e doveroso anche nei confronti delle doti e delle inclinazioni che si hanno, mettere a frutto questa mia passione».
E così il «don» dei giovani di Lecco ha chinato di nuovo la testa sui libri, dopo aver interrotto gli studi appena più di dieci anni fa, al termine del primo ciclo della Facoltà in seminario, il baccellierato o diploma canonico (come una Laurea di primo livello, in sostanza). Venti gli esami dati nei 5 anni di studio: «Ho frequentato la Facoltà Teologica a Milano, con i dovuti tempi, dato che tra i diversi impegni riuscivo ad andare a Milano una sola volta a settimana: non è facile incrociare tutte le cose da fare, né quando ho iniziato sapevo se realmente sarei riuscito a finire. Però ce l’ho fatta».
Oltre al livello del baccellierato (o baccalaureato) e della licenza, la Facoltà prevede un terzo livello, il dottorato per chi intraprende una vera e propria carriera come teologo: la licenza ottenuta da don Filippo consente l’insegnamento della Teologia e consta appunto di una ventina di esami, a fronte dei 60 dello step precedente. Infine, la tesi: quasi più impegnativa delle materie curricolari ha richiesto tempo, ricerca, elaborazione. «Appena ho cominciato a scrivere la mia tesi – prosegue don Filippo - è scoppiata la pandemia, e subito il primo lockdown. Questo in un certo senso mi ha favorito: son dovuto restare chiuso in casa come tutti e ho avuto molto tempo per completare e scrivere la mia tesi. Mi sento di ringraziare in modo particolare proprio il mio relatore, don Pierangelo Sequeri, e non solo per avermi seguito e aver dedicato tempo e attenzione ai miei studi, ma anche per quanto ha dato a noi tutti e alla Chiesa con la sua attività: negli ultimi anni il suo lavoro è stato ulteriormente valorizzato da Papa Francesco. Ho fatto qualche esame con lui e quando è arrivato il momento della tesi gli ho chiesto di accompagnarmi nel percorso. Temevo mi dicesse di no, perché è sempre molto impegnato. Invece ha accettato e io non posso che esserne onorato».
Don Filippo Dotti in questi due anni ha quindi concluso l’elaborato, per poi consegnarlo lo scorso mese di settembre. Tre giorni fa, infine, la discussione: «E’ stato un momento molto bello: organizzato con una cura e una dedizione che non è da tutti. C’erano quattro professori dedicati, tra cui don Dario Cornati, lecchese ora impegnato a Roma al Pontificio Istituto per le scienze del matrimonio e della famiglia».
Argomento centrale della tesi (150 pagine), come suggerisce il titolo, le due nozioni di simbolo e immaginazione nell’atto del conoscere: «L’immaginazione – spiega il sacerdote – è una parte fondamentale del processo di conoscenza. Anche per noi credenti: Dio stesso, abbiamo necessità di immaginarlo, perché non lo vediamo. Io ho insegnato all’asilo, elementari, medie e superiori, quindi l’argomento della conoscenza dei “piccoli” l’ho sempre avuto molto a cuore. Naturalmente il riferimento è anche al Vangelo di Matteo, quando Gesù ringrazia il Padre “perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”, che è un detto che provoca. In questo senso ho voluto anche “giocare” un po’ col mio nome, Dotti, appunto». A conclusione di un’esperienza lunga quanto appassionante, don Filippo guardando indietro riconosce l’intervento della Provvidenza nella sua vita: «E’ stato un cammino molto bello e arricchente – conclude - Il Signore mi ha guidato in questa scelta, e ora sono in attesa di capire meglio dove questo percorso mi porterà».
Annalisa Infante