Lecco: presentati i risultati di 'Empatia', una rete di eccellenze per la riabilitazione 'futurista'
Esoscheletri e cioè strutture artificiali esterne che consentano di muovere gli arti, ma anche un supermercato virtuale ideato per affrontare la demenza senile ma che può servire anche per il recupero dei movimenti nei pazienti colpiti da ictus. Sono soltanto un paio di esempi delle tante possibilità che la tecnologia può consentire sul fronte della riabilitazione, degli interventi per la disabilità, della cura degli anziani, soprattutto nella prospettiva di terapie domiciliari perché il futuro sarà sempre più di cure fatte a casa propria.
Un esempio di esoscheletro
Se ne è parlato nel corso di un incontro per presentare i risultati del progetto “EMPATIA@Lecco EMpowerment del PAzienTe In casA” partito nel 2017 e che ha visto coinvolti il Politecnico con la sede lecchese del Centro nazionale delle ricerche e le strutture medico-riabilitative del nostro territorio che costituiscono una rete d’eccellenza e che assieme vanno a costituire quello che viene definito il Distretto della riabilitazione: l’istituto Medea della “Nostra famiglia” a Bosisio Parini, l’Inrca a Casatenovo, Villa Beretta dell’ospedale Valduce a Costa Masnaga.Il progetto complessivamente ha visto un investimento di 6 milioni e 600 mila euro per la metà messa dai soggetti interessati e per l’altra metà dalla Regione Lombardia (2 milioni e 300mila euro) e dalla Fondazione Cariplo (1 milione).
Dopo i saluti del presidente di Univerlecco Vico Valassi, del sottosegretario regionale Antonio Rossi e del presidente di Fondazione Cariplo Giovanni Fosti, i risultati del progetto sono stati presentati dalla coordinatrice Elena Villa (Cnr), da Franco Molteni (Villa Beretta), Gianluigi Reni (Istituto Medea), Marco Sacco (Cnr), Alessandra Pedrocchi e Giuseppe Andreoni (Politecnico), con le conclusioni del prorettore Manuela Grecchi.
Manuela Grecchi e Vico Valassi
Antonio Rossi e Giovanni Fosti
Il progetto che ha unito una buona idea a indiscusse capacità attuative – è stato detto nel corso dell’incontro – ha dimostrato di non essere campato per aria ma di essere radicato sul territorio proprio per la presenza delle strutture coinvolte la cui collaborazione è stata la carta vincente e non era poi così scontato dovendo mettere a confronto da una parte gli istituti di ricerca e universitaria, dall’altra la Medicina, ciascuno dei quali ha linguaggi propri. Proprio le sinergie hanno consentito di dare risposte alle esigenze dei pazienti e nel contempo azionare una leva per lo sviluppo del territorio.Al centro dell’attenzione di “Empatia@Lecco”, come detto, vi è la riabilitazione sanitaria rivolta a una vasta platea di pazienti, dai bambini agli anziani, con l’intento di applicare le tecnologie per la messa a punto di strumenti “leggeri” che possano essere usati anche al di fuori degli ambienti ospedalieri e quindi a casa propria.
Elena Villa e Franco Molteni
Alessandra Pedrocchi e Gianluigi Reni
Giuseppe Andreoni e Marco Sacco
Il lavoro di ricerca ed elaborazione è stato complesso con l’allestimento di diciotto “tavoli” di studio per affrontare le tematiche più diverse: l’individuazione di nuove tecnologie, l’invenzione di nuovi dispositivi, la messa a punto anche di nuovi percorsi riabilitativi e, non ultima, la ricaduta economica vale a dire l’aspetto della produzione delle eventuali nuove protesi.Problemi respiratori, necessità postraumatiche, riabilitazione posticutus e postcovid, problemi della colonna vertebrale, disabilità: ampio lo spettro in cui la tecnologia può fornire risposte magari impensabili solo qualche anno fa quando potevano essere ritenute pura fantascienza e oggi sono invece realtà. E così ha buon gioco il sottosegretario Rossi a dire che, a conti fatto, è più difficile concludere i lavori della nuova strada Lecco-Bergamo.
Di fatto, con questo progetto, il cosiddetto Distretto della riabilitazione si pone come una rete d’eccellenza unica in Italia e forse in Europa a già talune esperienze sono studiate da alcuni Paesi stranieri.
Ecco alcune storie personali legate al progetto
Emilio arriva per la prima volta dalla Sardegna all'IRCCS Medea di Bosisio Parini nel 2017, all'età di 6 anni. Durante il ricovero frequenta la scuola ospedaliera, affronta col sorriso i trattamenti riabilitativi e torna ogni anno per alcuni controlli, sempre accompagnato dai propri famigliari. In particolare si avvale della riabilitazione robotica, grazie alla quale riesce ad ottenere un buon recupero neuromotorio. Presso Astrolab, Emilio trova un ambiente riabilitativo coinvolgente e impara ad eseguire i movimenti corretti, soprattutto nell'utilizzo dell'arto superiore: “ho usato molte apparecchiature tipo Lokomat, Grail, Armeo e un altro che non so neanche il nome. È un apparecchio per farmi usare bene la mano, tipo il cavallo; io mollo le redini e mi cerco di aiutare con l’altra mano e la mia istruttrice mi dice di non farlo perché è sbagliato”.
Emilio, infatti ha una grande passione per l'equitazione: "cavalcare è la cosa che amo di più. La mia cavalla si chiama Ciccia, io la adoro perchè mi ascolta. C’è un film che si intitola L’uomo che sussurrava ai cavalli e io faccio come lui, ci leggiamo nella mente, non so come spiegarlo...".
Ebbene, questa estate Emilio ha vinto il 12° Campionato Regionale di Equitazione Fisdir e Fise, con un impatto positivo sulla sua autostima e qualità di vita.
L.C., 8 anni, paziente presso l’IRCCS Neurologico Besta di Milano
Ha testato tutori realizzati materiali intelligenti migliorano la postura e il controllo motorio.Leghe con proprietà avanzate e processi realizzativi innovativi come la stampa 3D sono alla base di nuovi tutori per curare bambini con disabilità motorie. Sviluppati da CNR-ICMATE nel Progetto Empatia@Lecco, i nuovi tutori sono stati testati anche presso l’IRCCS Neurologico Besta di Milano.
L.C. con un grave deficit di controllo motorio non ha mai potuto mangiare normalmente. In un mese è riuscito a usare la forchetta per portare il cibo alla bocca senza ferirsi e a mangiare da solo. Il caso sarà presentato anche da un giovane fisioterapista che, negli anni di formazione, ha potuto sviluppare con questa sperimentazione un approccio positivo verso le nuove tecnologie.Mauro, 74 anni, paziente con broncopneumopatia cronica ostruttiva
Mauro a causa della patologia cronica (BPCO) era affaticato e in affanno durante semplici attività quotidiane, come salire le scale e fare una passeggiata in paese. Grazie al programma di allenamento aerobico su ciclo-ergometro con la realtà virtuale, a cui ha partecipato presso l’IRCCS INRCA di Casatenovo, ha migliorato la sua tolleranza all’esercizio fisico, recuperando forza nei muscoli delle gambe e riducendo la mancanza di fiato. La realtà virtuale ha rappresentato per Mauro uno strumento di svago e di distrazione dallo sforzo fisico, aumentando così la sua motivazione durante l’allenamento. La partecipazione a questo programma ha insegnato a Mauro l’importanza dell’allenamento per limitare gli effetti della sua patologia. I risultati ottenuti hanno permesso di avviare una collaborazione con la Opole University of Technology, che proporrà il sistema a pazienti post-COVID e le attività di ricerca proseguiranno grazie a Fondazione Cariplo per portare la soluzione al domicilio.
Fabrizio, 37 anni, affetto da distrofia muscolare, utilizzo di esoscheletro
Fabrizio è costretto sulla sedia a rotelle da quando ha 10 anni. Guida la sua sedia grazie a un joystick estremamente sensibile ma non ha alcuna altra mobilità residua a livello delle braccia. Utilizzando l’esoscheletro realizzato nell’ambito del progetto EMPATIA, è stato in grado di muovere autonomamente e sotto il suo controllo il braccio che non muoveva da anni. Questo gli ha permesso di spostare l’arto per problemi posturali senza chiedere aiuto e di posizionare la mano in modo da poter utilizzare il mouse al lavoro in modo autonomo. L’utilizzo dell’esoscheletro EMPATIA, se fosse a disposizione, potrebbe migliorare la qualità della vita dei soggetti affetti da distrofia muscolare consentendo lo svolgimento di azioni quotidiane in autonomia.
Vittorio (nome di fantasia), 17 anni, paziente con lesione midollare da trauma
Vittorio, 17 anni, ha subito un trauma con lesione midollare che gli ha completamente stravolto la vita. Dopo il trauma si è trovato a dovere affrontare e superare piccole e grandi sfide nello svolgimento di qualsiasi azione del suo quotidiano. Ne è un esempio la gestione dell'igiene personale, aspetto importante per l’individuo e per la sua socialità. Grazie a un gruppo di lavoro multidisciplinare nato nell’ambito delle attività di Empatia (accademici, clinici, terapisti, ingegneri e tecnici) il Politecnico di Milano e Villa Beretta hanno co-progettato con l'utente e realizzato un ausilio specifico e personalizzato grazie al design ricorsivo. La soluzione è stata oggi ottimizzata per una produzione indirizzata alla mass-customization mediante le nuove macchine di additive manufacturing acquisite nel corso del progetto. Grazie a Empatia si può oggi generare un impatto di servizio alla società con attenzione alle fragilità.
La testimonianza di una giovane ingegnere
Valeria Longatelli, Phd Student in Ingegneria Biomedica, Politecnico di Milano
Sono Valeria Longatelli, ingegnere biomedico del Politecnico di Milano. Sono entrata a far parte del progetto Empatia nel 2018 durante la tesi di laurea magistrale. Le tematiche di sviluppo e validazione di tecnologie assistive per persone con disabilità mi hanno fin da subito entusiasmata. Credo fortemente nella ricerca e nell’importanza di investire le proprie capacità per migliorare la qualità della vita di altre persone. Il progetto Empatia ha segnato l’inizio del mio percorso da ricercatrice. Attualmente sto svolgendo un dottorato di ricerca in bioingegneria incentrato sullo sviluppo di tecnologie robotiche per la riabilitazione e l’assistenza. L’aspetto formativo e il confronto con altri ricercatori e clinici sono essenziali in questo campo. Per questo motivo, durante l’ultimo anno ho seguito un Master Universitario rivolto a tutte le figure professionali coinvolte nel processo di riabilitazione. Da inizio 2022 mi trasferirò all’Hospital los Madronos di Madrid, centro di neuroriabilitazione dove ha sede una facility per la validazione dell’usabilità e l’efficacia di tecnologie robotiche. Il progetto Empatia mi ha trasmesso l’entusiasmo verso il mondo della ricerca e mi ha insegnato che lo sviluppo di ogni tecnologia deve avere al centro di tutto il processo l’utente finale con i suoi bisogni. Inoltre, mi ha consentito di conoscere ed entrare a far parte dell’Associazione UILDM di Lecco, per la quale partecipo attivamente a manifestazioni di raccolta fondi e dove ho conosciuto altre persone che condividono la mia passione per la ricerca.
D.C.