Reddito di cittadinanza: nel lecchese 422 beneficiari di cui 145 in carico ai servizi
Emanuele Manzoni
Proprio di questo ha discusso la commissione terza di mercoledì sera, a partire da una mozione proposta dal consigliere di Fratelli d’Italia Giacomo Zamperini, poi ritirata e sostituita da un testo a due mani col dem Nicolò Paindelli, condiviso poi da tutte le forze politiche del consiglio comunale. Il focus della discussione, ovvero il valore di questo strumento e l’importanza dei Progetti utili alla comunità (Puc) che esso prevede, si inseriscono nella scia di quanto scritto nella nuova Legge di bilancio che prevede che almeno un terzo dei percettori del Reddito svolgano i Puc nel Comune di residenza o presso enti del terzo settore.
Sul nostro territorio il contrasto alla povertà è una delle macro aree previste dal Piano di zona e dalla programmazione territoriale dei servizi sociali e l’Ambito distrettuale di Lecco negli ultimi anni ha lavorato su due fronti per attuare queste politiche: “Da un lato abbiamo potenziato i servizi sociali specializzati nella presa in carico, nella direzione della legge che richiede la presenza di un assistente sociale ogni 5mila abitanti, dall’altro lato abbiamo implementato le misure della normativa nazionale e regionale” ha chiarito Michela Maggi, coordinatrice dell’Ufficio di piano di Lecco. Tra queste misure da marzo 2019 la principale è appunto il Reddito di cittadinanza, che consiste in 18 mensilità di reddito attribuito a chi ha determinati requisiti oggettivi valutati dall’INPS, in base ai quali si aprono per il beneficiario due strade: il Patto per il lavoro o il Patto per l’inclusione sociale. È in questo secondo caso che entra il gioco il SIS: il Servizio di inclusione sociale, che sui 422 beneficiari del reddito presenti nell’ambito, ha in carico 145 situazioni. “Si tratta di un’equipe multidisciplinare costituita da assistenti sociali, una consulente per il lavoro, un mediatore linguistico-culturale, una figura di sostegno al domicilio e più di recente dal responsabile del Puc - aggiunge Alice Gritti, responsabile del SIS - Questo gruppo lavora a stretto contratto con operatori specializzati sul tema del lavoro e della casa, ma anche con i Comuni e con le reti attive sul territorio”.
Oltre alla sottoscrizione di una delle due tipologie di patti, la seconda condizione richiesta è la partecipazione ad un Progetto utile per la comunità, nell’ottica di restituire alla collettività quanto ricevuto. “Si tratta di un impegno che va dalle 8 alle 16 ore settimanali, da svolgere in affiancamento ad un operatore nei diversi ambiti: ambientale, tutela dei beni comuni, sociale, formativo e artistico - continua Gritti - La prima esperienza sul territorio è partita nel Comune di Valmadrera che ha impegnato una persona dell’accoglienza e le operazioni di triage del municipio, poi ne sono nate altre, alcune molto positive altre invece che hanno portato alla decadenza del beneficio. A luglio è stata aperta la manifestazione di interesse agli enti del terzo settore, che possono fino al 2024 presentare progetti nei quali coinvolgere i beneficiari. La prima proposta è arrivata da Auser che presto partirà con le attività per sei beneficiari a Lecco e in seguito anche a Oggiono. Possono esserci dei requisiti oggettivi che escludono i percettori di reddito da questo obbligo, sui 145 soggetti in carico al servizio in questo momento 25 sono esonerati”.
Molto soddisfatti i promotori della mozione: “Chi prende qualcosa è giusto che senta la voglia di restituirlo e noi diamo la possibilità di farlo, oltre che di tornare a mettersi in gioco. Questo sarà anche uno strumento utile per verificare chi percepisce il reddito in modo illegittimo” ha detto Zamperini. Paindelli ha aggiunto che è un modo per “smascherare il falso mito che i beneficiari stanno con le mani in mano e per dimostrare che i Puc e il reddito possono avere una valenza per il beneficiario e per la comunità. Il Comune di Lecco ha colto questa opportunità e speriamo di coinvolgere molti enti del terzo settore per percorrerla nel modo giusto”. Matteo Ripamonti, una vita passata in Caritas, ricorda che “la povertà è una situazione molto complessa che non si riduce alla mancanza del reddito, del lavoro e della casa, ma che spesso si accompagna ad una povertà di conoscenza, esperienze, relazioni e competenza. Per questo è utile la combinazione di reddito e Puc: il reddito, pur non risolvendo i problemi economici di chi non lavora, dà un contributo e il fatto di avere un impiego, stare con gli altri, dare la possibilità di fare esperienza è un aspetto importante dell’attivazione delle persone, anche se non è un meccanismo automatico”.
M.V.