In viaggio a tempo indeterminato/206: ma... che cosa sono i Balcani?
Biagio, il nostro van, è tornato a rombare. E noi possiamo riprendere il nostro viaggio nei Balcani.
Sì, nei Balcani… ma cosa sono esattamente questi Balcani?!? I Balcani per me sono dei luoghi di cui si conosce poco, nonostante siano dietro l’angolo.
Hanno un fascino misterioso e decadente, che mi attrae e incuriosisce molto.
Spesso sono appiattiti dietro stereotipi e offuscati da un recente e pesante passato di guerre.
Non ci sono confini definiti per indicare dove iniziano e dove terminano i Balcani.
E non si sa nemmeno esattamente quali Paesi ne facciano parte.
Croazia, Serbia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Bulgaria, Kosovo, Albania, Macedonia del Nord, Grecia e Turchia Europea, per alcuni anche Slovenia e Romania.
Un insieme di Paesi con tradizioni, culture, lingue e religioni diverse tra loro.
Un mix che spesso nella storia ha portato a situazioni complesse e a equilibri che ancora oggi sono molto delicati.
I Balcani prendono il loro nome dalla catena montuosa dei Monti Balcani.
A parlare per la prima volta di Penisola Balcanica fu nell’800 un geografo tedesco che per errore ritenne che questi monti fossero i più imponenti dell’Europa sud orientale, estendendosi dal Mare Adriatico fino al Mar Baltico.
Insomma, un bel caos questa zona dell’Europa e il mistero si infittisce perché gli abitanti dei Paesi che ne fanno parte rifiutano il termine “Balcani”.
Come biasimarli, dato che spesso nel discorso politico capita di sentire parlare di “situazione balcanica”, intendendo una condizione di cronica arretratezza e corruzione.
Dopo quasi tre mesi in questa misteriosa zona d’Europa posso dire con certezza di non averci ancora capito nulla.
Ogni Paese che abbiamo visitato e che fa parte di questa regione ha una storia sua che poi si fonde con le storie di tutti gli altri.
L’Impero Austroungarico, l’Impero Ottomano, la Repubblica di Venezia e poi il fascismo e i dittatori come Tito e Hoxha, ognuno ha lasciato un segno in queste terre aspre dove montagne altissime si gettano nel mare.
E ogni volta che varchiamo un confine io mi metto a fare ricerche, a studiare, ad andare a ripescare articoli online e blog per cercare di andare più a fondo.
Ed ogni volta mi trovo immersa in una complessità difficile da spiegare.
La storia non è mai stata la mia materia preferita a scuola e ora mi rendo conto di non averle mai dato il giusto peso.
Certo poterla “toccare con mano” ha tutto un altro sapore.
Leggo di Tito e della Jugoslavia, della guerra civile dal ‘92-95 e poi alzo lo sguardo da quelle parole e mi ritrovo davanti la facciata di un palazzo piena di fori di proiettile.
Quelle parole escono dal libro di storia e diventano reali, assumono un nuovo significato.
Credo che sarebbe molto più interessante studiare storia così, viaggiando.
Andando sul campo a vedere cosa è stato, per capirlo più profondamente.
Devo essere sincera, a me tutto questo “caos culturale” piace da impazzire.
E’ sicuramente questa varietà che rende interessante e stimolante viaggiare in Europa.
Basta fare pochi km e cambiano le lingue, le fisionomie dei volti, i piatti che vengono messi in tavola.
Non si fa in tempo ad abituarsi ad una cultura che subito si viene scioccati da quella successiva.
Stiamo tutti in un pezzetto di mondo che guardato sul mappamondo è piccolissimo e che non può competere in dimensioni con l’America del Sud o l’Asia.
Ma abbiamo una ricchezza culturale immensa e delle radici storiche che ci uniscono.
Per chi viaggia tutto questo è fantastico, un’avventura continua.
Come tanti pezzi coloratissimi che si uniscono a formare un meraviglioso puzzle.
Sì, nei Balcani… ma cosa sono esattamente questi Balcani?!? I Balcani per me sono dei luoghi di cui si conosce poco, nonostante siano dietro l’angolo.
Hanno un fascino misterioso e decadente, che mi attrae e incuriosisce molto.
Spesso sono appiattiti dietro stereotipi e offuscati da un recente e pesante passato di guerre.
Non ci sono confini definiti per indicare dove iniziano e dove terminano i Balcani.
E non si sa nemmeno esattamente quali Paesi ne facciano parte.
Croazia, Serbia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Bulgaria, Kosovo, Albania, Macedonia del Nord, Grecia e Turchia Europea, per alcuni anche Slovenia e Romania.
Un insieme di Paesi con tradizioni, culture, lingue e religioni diverse tra loro.
Un mix che spesso nella storia ha portato a situazioni complesse e a equilibri che ancora oggi sono molto delicati.
I Balcani prendono il loro nome dalla catena montuosa dei Monti Balcani.
A parlare per la prima volta di Penisola Balcanica fu nell’800 un geografo tedesco che per errore ritenne che questi monti fossero i più imponenti dell’Europa sud orientale, estendendosi dal Mare Adriatico fino al Mar Baltico.
Insomma, un bel caos questa zona dell’Europa e il mistero si infittisce perché gli abitanti dei Paesi che ne fanno parte rifiutano il termine “Balcani”.
Come biasimarli, dato che spesso nel discorso politico capita di sentire parlare di “situazione balcanica”, intendendo una condizione di cronica arretratezza e corruzione.
Dopo quasi tre mesi in questa misteriosa zona d’Europa posso dire con certezza di non averci ancora capito nulla.
Ogni Paese che abbiamo visitato e che fa parte di questa regione ha una storia sua che poi si fonde con le storie di tutti gli altri.
L’Impero Austroungarico, l’Impero Ottomano, la Repubblica di Venezia e poi il fascismo e i dittatori come Tito e Hoxha, ognuno ha lasciato un segno in queste terre aspre dove montagne altissime si gettano nel mare.
E ogni volta che varchiamo un confine io mi metto a fare ricerche, a studiare, ad andare a ripescare articoli online e blog per cercare di andare più a fondo.
Ed ogni volta mi trovo immersa in una complessità difficile da spiegare.
La storia non è mai stata la mia materia preferita a scuola e ora mi rendo conto di non averle mai dato il giusto peso.
Certo poterla “toccare con mano” ha tutto un altro sapore.
Leggo di Tito e della Jugoslavia, della guerra civile dal ‘92-95 e poi alzo lo sguardo da quelle parole e mi ritrovo davanti la facciata di un palazzo piena di fori di proiettile.
Quelle parole escono dal libro di storia e diventano reali, assumono un nuovo significato.
Credo che sarebbe molto più interessante studiare storia così, viaggiando.
Andando sul campo a vedere cosa è stato, per capirlo più profondamente.
Devo essere sincera, a me tutto questo “caos culturale” piace da impazzire.
E’ sicuramente questa varietà che rende interessante e stimolante viaggiare in Europa.
Basta fare pochi km e cambiano le lingue, le fisionomie dei volti, i piatti che vengono messi in tavola.
Non si fa in tempo ad abituarsi ad una cultura che subito si viene scioccati da quella successiva.
Stiamo tutti in un pezzetto di mondo che guardato sul mappamondo è piccolissimo e che non può competere in dimensioni con l’America del Sud o l’Asia.
Ma abbiamo una ricchezza culturale immensa e delle radici storiche che ci uniscono.
Per chi viaggia tutto questo è fantastico, un’avventura continua.
Come tanti pezzi coloratissimi che si uniscono a formare un meraviglioso puzzle.
Angela e Paolo