In viaggio a tempo indeterminato/196: ... finchè non ci arrivo
Mi aspettavo molte cose per questa ripartenza ma mai mi sarei immaginata quello che è successo.
Negli ultimi anni spesso gli eventi ci hanno guidato. C'erano segnali che ci dicevano che eravamo sulla strada giusta e altri che ci invitavano a cambiare direzione.
Prima del viaggio non ci avevo mai molto creduto a questa cosa dei "segni".
È come se ci fosse carta bianca e tutto possa succedere.
Tutto questo per dire che per la nostra ripartenza a bordo di Biagio, lo sbuffante Piaggio Porter blu, abbiamo seguito un segnale bello grosso.
Fino a poche settimane fa non avevamo idea di quando saremmo ripartiti.
I lavori da fare erano ancora molti, la lista delle cose da comprare si allungava sempre di più.
Noi, nel frattempo, scalpitavamo per rimetterci in viaggio e per ritornare a quella che era la nostra "normalità" di una vita itinerante.
VIDEO:
"Ragazzi, Stu suona a Verona. Vi va di venire?"
Il messaggio arriva mentre siamo all'opera con quell'odiosa ma utilissima pellicola oscurante per i vetri di Biagio.
Greta e Fabio non li abbiamo mai incontrati ma ho come la sensazione di conoscerli già.
Ci avevano scritto qualche mese fa e ci avevano messo in contatto con Stu Larsen, un cantante australiano che gira il mondo con la sua musica.
"Anghela abbiamo la data della nostra partenza e anche la prima tappa!" Mi dice Paolo con un enorme sorriso stampato.
"Andremo a Verona per il concerto di Stu".
Quel messaggio è stato il nostro segno e così ci siamo messi all'opera lavorando fino a tarda notte a Biagio.
Quando è arrivata la mattina del concerto non avevamo ancora preparato praticamente nulla. I vestiti erano ancora accatastati sul letto, Biagio era ancora da riempire ma noi, per qualche motivo strano, eravamo tranquilli.
Come se sentissimo che era quello il momento giusto per partire.
Alle 6:00 eravamo già all'opera, occhiaie profonde e profumo di caffè nell'aria.
Qualche ora e Biagio era pronto, o quasi, perché già sapevamo che molto avremmo dovuto farlo durante il cammino, una volta capite le nostre esigenze.
I saluti alle famiglie, gli abbracci e le risate.
E poi via, abbiamo girato la chiave, direzione Verona.
Ecco, Verona non me la ricordavo mica così lontana!
Biagio va adagio, ma non ci aspettavamo tanto adagio.
La realtà è che non eravamo più abituati ad andare piano in macchina.
È un'abitudine che si perde in fretta e che in pochi sembrano avere, soprattutto a giudicare dalle facce degli automobilisti che cercavano di sorpassarci.
Tutti sembravano avere fretta, fretta di arrivare, correre per risparmiare qualche istante, innervosirsi per quel secondo perso.
Biagio invece, se ne fregava.
E davanti a quella frenesia sembrava sorridere come a dire "voi correte che io intanto me la godo e mi diverto".
Mi ha spiazzato molto i primi km questa lentezza. Ma poi abbiamo acceso la musica, c'era una canzone di Stu e io mi sono rilassata.
Eravamo partiti, di nuovo, insieme, lentamente come piace a noi.
Che fosse quello il modo giusto per iniziare questa avventura l'abbiamo capito solo dopo, al concerto.
Eravamo seduti su una coperta sul prato, Greta e Fabio a cantare con noi le canzoni di quel cantante col cappello, con la voce che racconta una storia che anche tu hai già vissuto.
"La prossima canzone la dedico a due miei nuovi amici, Angela e Paolo. Sono due viaggiatori come me.
Quando prima gli ho chiesto quale sarebbero state le prossime tappe del viaggio, loro mi hanno risposto che non ne avevano idea.
I viaggiatori sono così, non conoscono la loro meta finché non la raggiungono."
Sono rimasta senza parole davanti a quella dedica inaspettata.
Ho guardato Paolo e gli ho stretto la mano.
Non potevamo scegliere modo migliore per ricominciare a viaggiare.