PAROLE CHE PARLANO/34
Mormorare
Mormorano l'acqua che scorre, le onde che si infrangono lente, le fronde con il loro fruscio in risposta al soffio del vento, un gruppo di persone che emettono suoni indistinti, o uno stormo di uccelli in volo che si muovono creando fantastiche e irripetibili figure. E qui dobbiamo proprio a Dante un azzeccato paragone con le anime dei lussuriosi:
E come li stornei ne portan l'ali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena, così quel fiato li spiriti mali di qua, di là, di giù, di sù li mena
Però sono gli inglesi che hanno conservato gelosamente il termine latino murmur (mormorio, rumore indistinto) chiamando i mormorii murmur, esattamente come lo hanno ereditato dai Romani, e i chiassosi stormi murmuration.
Noi abbiamo trasformato murmur in mormorare, con tutti i suoi derivati, dando anche qualche connotazione negativa, perché la mormorazione è spesso usata come sinonimo di protesta non giustificata e a mezza voce o addirittura di maldicenza.
I nostri antenati che hanno coniato per primi questo termine si sono ispirati alla radice protoindoeuropea mr-mr- che con ogni probabilità è un suono che imita proprio i brontolii e i rumori espressi sottovoce. Quindi, come brontolare, fa parte delle onomatopee, parole che imitano i suoni a cui si riferiscono, come miagolio, ululato, chicchirichì, cliccare, boato, farfugliare, ticchettio, tintinnio ecc.
Lo so, sono riprovevole, perché sto per togliere tutta quella poesia che Dante e tutti noi cogliamo nei mutevoli stormi, ma la mia precisazione non è né un mormorio né una maldicenza (è etologia): gli storni vanno e vengono in gruppi compatti con l'unico scopo di sfuggire ai predatori (l'unione non fa la forza in questo caso, ma disorienta i rapaci), e riescono a mantenere la formazione perché ciascun individuo cerca, poco altruisticamente, di raggiungere le posizioni centrali, meno esposte agli attacchi.
Rubrica a cura di Dino Ticli