PAROLE CHE PARLANO/29
Tizio, Caio e Sempronio
Dobbiamo risalire al XII secolo per trovare il primo testo che riporta i tre nomi, Tizio, Caio e Sempronio, riuniti a indicare per antonomasia persone qualsiasi. L'autore è un certo Irnerius, italianizzato in Irnerio, importante giurista e tra i fondatori dell'università di Bologna, la più antica del mondo occidentale.
Le pareti delle università erano evidentemente troppo strette per tre personaggi come loro, così sono presto fuggiti dal mondo accademico, per approdare in modo dirompente nel linguaggio comune, soprattutto tizio che usiamo senza nemmeno pensarci come sinonimo di tale.
Il suono di questi nomi ci riporta immediatamente all'antica Roma dove, effettivamente, erano piuttosto diffusi e, anche se può sembrare strano, era Sempronio il più usato dei tre.
Secondo una diffusa interpretazione, sembra che si riferiscano alle persone di una stessa famiglia, quella dei Gracchi. In particolare, Tizio sarebbe Tiberio Gracco, Caio il fratello Gaio Gracco, e infine Sempronio il padre Sempronio Gracco.
Gaius, tra l'altro, era anche il nome di un famoso giureconsulto romano (da ius, iuris, diritto e consulere, consultare), per cui poteva essere ricordato facilmente dai giuristi medievali, e da Irnerio in particolare, che per primi utilizzarono questi personaggi ipotetici nei loro testi e nei loro insegnamenti. Non va nemmeno dimenticato che esisteva a Roma una formula che la sposa recitava al marito: ubi tu Gaius ego Gaia, dove tu sarai Gaio, io sarò Gaia.
Ma a volte i giuristi avevano la necessità di riferirsi a molte più persone. Ecco allora comparire altri tre strani soggetti, delle vere e proprie riserve, finite nella stessa squadra dei titolari: Mevio, Filano e Calpurnio, la cui memoria, però, è sbiadita nel tempo.
Rubrica a cura di Dino Ticli