In viaggio a tempo indeterminato/180: questioni della massima importanza
Qualche giorno fa ci si è rotta la doccia.
Quel sacchettone di plastica nero è volato dal tetto della macchina schiantandosi al suolo.
Sì è spaccato un pezzettino minuscolo che però ci ha obbligato a salutare per sempre la “doccia solare” che era con noi dagli Usa.
Mentre valutavamo alternative utili come un annaffiatoio o una pistola ad acqua, ho iniziato a ripensare alle docce che abbiamo fatto negli ultimi tre anni in viaggio.
Escludendo i mesi passati in macchina, mi sono resa conto che le docce nel mondo si possono suddividere in due grandi categorie.
Le docce con il secchio e quelle con il “doccino”.
Le prime sono molto diffuse in Asia. Mi ricordo ancora la prima volta che ne ho fatta una.
Stavamo facendo un trekking in Myanmar e dopo una giornata a camminare non vedevo l’ora di farmi una bella doccia.
“Fate in fretta, prima che scenda il sole” ci aveva detto la guida, indicando un secchio d’acqua fredda posizionato sotto una palma.
Le mucche nella stalla da un lato e un muro a riparare da occhi indiscreti dall’altro.
Dentro il secchio principale, un catino più piccolo per versarsi addosso l’acqua.
Un’operazione che mi era sembrata complicatissima per me che ero abituata da sempre a dover solo girare una manopola per avere acqua calda a disposizione.
Quando mi sono fatta quella prima doccia con il secchio, ancora non sapevo che quella sarebbe diventata un’abitudine e che nei sei mesi in India avrei affinato molto la tecnica riuscendo persino a trovare piacevole e rilassante anche lavarsi così.
L’altro tipo di doccia, invece, è quella a cui siamo abituati noi.
Ma non in tutto il mondo è la stessa cosa.
In Giappone, ad esempio, abbiamo trovato docce con luci colorate e con getti d’acqua che provenivano dalle più svariate zone e che andavano a colpire parti del corpo che non sapevamo neanche di avere.
Alle Hawaii, invece, ci siamo ritrovati a farci la doccia all’aperto con le anatre che si infilavano sotto la porta e si mettevano a sguazzare nell’acqua che rimaneva a terra.
Presa da questi ricordi mi sono messa a cercare informazioni sulle docce nel mondo e ho scoperto alcune cose curiose.
Il Paese dove si fanno più docce al mondo è il Brasile dove la media è di 14 docce alla settimana a persona. Quello dove se ne fanno meno è il Regno Unito, ma solo perché molti inglesi amano ancora farsi il bagno.
Incuriosita dalla questione doccia, ho deciso di allargare la mia ricerca ai bagni in generale.
Alla fine non è una delle questioni fondamentali dell’umanità?
Sì, è vero, il caldo, le zanzare e la mancanza di una doccia possono fare brutti scherzi.
Secondo una ricerca della BBC, due terzi del mondo in bagno usa la posizione “squat”.
Per intenderci è quella che si usa nei cosiddetti bagni alla turca.
Quindi niente lunghe sedute di riflessione che includono magari anche la lettura di un giornale.
La maggior parte del mondo in bagno assume la posizione con gambe piegate che, a quanto dice la scienza, farebbe molto bene al corpo e agevolerebbe l’intero processo.
Avendo provato entrambe le posizioni, dobbiamo ammettere che un certo beneficio c’è, anche se accompagnato da un dolore non indifferente alle gambe soprattutto nei primi tentativi.
Altra questione che rientra nel tema bagni nel mondo è l’uso della carta igienica.
Può sembrare assurdo ma non in tutto il pianeta viene utilizzata.
Non serve andare molto lontano per rendersene conto.
Il bidet, infatti, sarebbe stato inventato dai francesi proprio per assolvere alla funzione di “lavandino delle parte intime” evitando così l’uso della carta igienica.
Stessa cosa, ma in versione più moderna e “integrata”, i WC giapponesi che sono dotati di due spruzzini che vanno a raggiungere proprio le zone interessate.
Anche nei Paesi Arabi e in India la carta igienica viene usata molto raramente, preferendo acqua e sapone.
Usanza decisamente opposta negli Stati Uniti, il Paese dove viene consumata più carta igienica nel mondo.
Paese che vai, usanza che trovi… anche in bagno!
Ma è proprio questo che amo del viaggio. No, non ho una strana passione per i bagni.
Quello che mi affascina è riscoprire ogni volta che, al di là di tutte le diverse tradizioni e culture, abbiamo tutti le stesse esigenze, le stesse necessità e anche gli stessi sogni e paure.
Siamo tutti uguali nelle nostre differenze.
Quel sacchettone di plastica nero è volato dal tetto della macchina schiantandosi al suolo.
Sì è spaccato un pezzettino minuscolo che però ci ha obbligato a salutare per sempre la “doccia solare” che era con noi dagli Usa.
Mentre valutavamo alternative utili come un annaffiatoio o una pistola ad acqua, ho iniziato a ripensare alle docce che abbiamo fatto negli ultimi tre anni in viaggio.
Escludendo i mesi passati in macchina, mi sono resa conto che le docce nel mondo si possono suddividere in due grandi categorie.
Le docce con il secchio e quelle con il “doccino”.
Le prime sono molto diffuse in Asia. Mi ricordo ancora la prima volta che ne ho fatta una.
Stavamo facendo un trekking in Myanmar e dopo una giornata a camminare non vedevo l’ora di farmi una bella doccia.
“Fate in fretta, prima che scenda il sole” ci aveva detto la guida, indicando un secchio d’acqua fredda posizionato sotto una palma.
Le mucche nella stalla da un lato e un muro a riparare da occhi indiscreti dall’altro.
Dentro il secchio principale, un catino più piccolo per versarsi addosso l’acqua.
Un’operazione che mi era sembrata complicatissima per me che ero abituata da sempre a dover solo girare una manopola per avere acqua calda a disposizione.
Quando mi sono fatta quella prima doccia con il secchio, ancora non sapevo che quella sarebbe diventata un’abitudine e che nei sei mesi in India avrei affinato molto la tecnica riuscendo persino a trovare piacevole e rilassante anche lavarsi così.
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Ma non in tutto il mondo è la stessa cosa.
In Giappone, ad esempio, abbiamo trovato docce con luci colorate e con getti d’acqua che provenivano dalle più svariate zone e che andavano a colpire parti del corpo che non sapevamo neanche di avere.
Alle Hawaii, invece, ci siamo ritrovati a farci la doccia all’aperto con le anatre che si infilavano sotto la porta e si mettevano a sguazzare nell’acqua che rimaneva a terra.
Presa da questi ricordi mi sono messa a cercare informazioni sulle docce nel mondo e ho scoperto alcune cose curiose.
Il Paese dove si fanno più docce al mondo è il Brasile dove la media è di 14 docce alla settimana a persona. Quello dove se ne fanno meno è il Regno Unito, ma solo perché molti inglesi amano ancora farsi il bagno.
In praticamente tutto il pianeta, il momento preferito per lavarsi è la mattina, tranne in Cina dove le persone scelgono di farsi la doccia la notte.
Incuriosita dalla questione doccia, ho deciso di allargare la mia ricerca ai bagni in generale.
Alla fine non è una delle questioni fondamentali dell’umanità?
Sì, è vero, il caldo, le zanzare e la mancanza di una doccia possono fare brutti scherzi.
Secondo una ricerca della BBC, due terzi del mondo in bagno usa la posizione “squat”.
Per intenderci è quella che si usa nei cosiddetti bagni alla turca.
Quindi niente lunghe sedute di riflessione che includono magari anche la lettura di un giornale.
La maggior parte del mondo in bagno assume la posizione con gambe piegate che, a quanto dice la scienza, farebbe molto bene al corpo e agevolerebbe l’intero processo.
Avendo provato entrambe le posizioni, dobbiamo ammettere che un certo beneficio c’è, anche se accompagnato da un dolore non indifferente alle gambe soprattutto nei primi tentativi.
Altra questione che rientra nel tema bagni nel mondo è l’uso della carta igienica.
Può sembrare assurdo ma non in tutto il pianeta viene utilizzata.
Non serve andare molto lontano per rendersene conto.
Il bidet, infatti, sarebbe stato inventato dai francesi proprio per assolvere alla funzione di “lavandino delle parte intime” evitando così l’uso della carta igienica.
Stessa cosa, ma in versione più moderna e “integrata”, i WC giapponesi che sono dotati di due spruzzini che vanno a raggiungere proprio le zone interessate.
Anche nei Paesi Arabi e in India la carta igienica viene usata molto raramente, preferendo acqua e sapone.
Usanza decisamente opposta negli Stati Uniti, il Paese dove viene consumata più carta igienica nel mondo.
Paese che vai, usanza che trovi… anche in bagno!
Ma è proprio questo che amo del viaggio. No, non ho una strana passione per i bagni.
Quello che mi affascina è riscoprire ogni volta che, al di là di tutte le diverse tradizioni e culture, abbiamo tutti le stesse esigenze, le stesse necessità e anche gli stessi sogni e paure.
Siamo tutti uguali nelle nostre differenze.
Angela e Paolo