In viaggio a tempo indeterminato/179: la 'libertà' in spiaggia
Sono le 9.
Guardo fuori dal lunotto posteriore che abbiamo tenuto un po’ aperto per far passare l’aria.
Stanotte il cielo si illuminava a cadenza continua, come se qualcuno giocasse ad accendere e spegnere la luce.
Sul mare, in lontananza, i fulmini come saette all’orizzonte.
E’ stata una nottata più fresca del solito. O almeno per me, dato che Paolo ha addirittura acceso il ventilatore.
Ormai funziona così. Dormiamo bene una notte a testa. Chi si rigira e rigira nel letto la notte prima, quella dopo farà sonni profondissimi forse proprio per la stanchezza.
Dormire in macchina al mare e al caldo, si sta rivelando molto più complicato e del previsto.
Sarà colpa della brezza marina che spesso sembra giocare a nascondino.
O sarà colpa dell’umidità che, al contrario, non ne vuole sapere di lasciarci soli.
Stamattina, però, ci siamo svegliati a Zipolite ed è tutto un altro risveglio.
All’apparenza, quei due chilometri di sabbia dorata fanno pensare a una normalissima e graziosa spiaggia oceanica, con le onde troppo alte per nuotare.
Zipolite, però, ha qualcosa di diverso.
E non è tanto per il nome che, già di per sé un po’ mette in guardia.
“Playa de los muertos” è così che viene chiamata la spiaggia principale del paesino.
Varie teorie su questo nome un po’ lugubre. Da un lato il fatto che la corrente qui è molto molto forte e pericolosa e il mare, ogni anno, causa vittime.
Dall’altro, la tradizione Maya che prevedeva di fare sacrifici umani per ingraziarsi il mare e far sì che portasse una pesca prospera e che proteggesse questo tratto di costa.
Ma la particolarità di Zipolite non risiede tanto nel nome, ma nel fatto che questa sia l’unica spiaggia dove è legale praticare nudismo in Messico.
Come sarà facile immaginare, il risveglio a pochi metri da questa distesa di sabbia è stato piuttosto pittoresco questa mattina.
Appena aperti gli occhi, davanti a me un signore sulla settantina, tutto intento a farsi fotografare dalla moglie.
Era sdraiato con la schiena appoggiata alla Z e i piedi che arrivavano a coprire la P.
Addosso solo un cappellino e gli occhiali da sole come se fosse in incognito.
La moglie, una bella signora con i capelli dalla piega perfetta, stava in piedi a qualche metro da lui, con il cellulare in mano e una sciarpa leggera e colorata appoggiata sulla spalla.
Ridevano mentre lui cercava di arrampicarsi sulla scritta per alzarsi in piedi ed aprire le braccia.
Si comportavano come se niente fosse, come se avessero i vestiti addosso.
Come se la coppia di giovani ragazzi messicani seduti a pochi metri da lì, non stesse sorridendo imbarazzata.
Io ero lì, dentro la macchina, ad osservare la scena e anche io sorridevo, ma più per l’allegria che quei due signori esprimevano. Sembrava non gli importasse nulla dei giudizi degli altri e che neanche si accorgessero di essere nudi.
Che poi, a pensarci bene, la cosa strana su una spiaggia nudista sono le persone con il costume.
Ma a Zipolite è tutto un po’ diverso.
Questa più che una spiaggia nudista è una spiaggia libera.
E la libertà sta proprio nel fatto che chi la frequenta può vestirsi o svestirsi come meglio crede.
C’è chi si fa il bagno con pantaloncini e maglietta e chi non ha nessun segno del costume.
C’è chi prova per la prima volta a togliersi il costume e corre veloce verso il mare e chi passeggia rilassato indossando solo infradito.
C’è chi fa esercizi di ginnastica indossando una tuta aderente e chi fa stretching con accanto i suoi vestiti accuratamente piegati.
C’è chi si tiene per mano e lo fa da una vita e chi, per quel semplice gesto, ha dovuto lottare tra i pregiudizi.
E a Zipolite c’è una bandiera arcobaleno che sventola a ricordare che l’amore non è mai tinta unita e che la cosa più importante è il rispetto delle diversità, sempre.
Dovevamo stare solo un giorno su quella spiaggia, ma alla fine è passata quasi una settimana.
Sono state giornate di risate, di passeggiate, di trekking.
Di chiacchierate interrotte perché scene stravaganti ti fanno perdere il filo.
Di bagni con il costume e di nuotate senza.
Di manghi che cadono dagli alberi e che sono dolcissimi e profumati.
Di tramonti così rossi da far pensare che anche il cielo a volte, possa arrossire imbarazzato.
Guardo fuori dal lunotto posteriore che abbiamo tenuto un po’ aperto per far passare l’aria.
Stanotte il cielo si illuminava a cadenza continua, come se qualcuno giocasse ad accendere e spegnere la luce.
Sul mare, in lontananza, i fulmini come saette all’orizzonte.
E’ stata una nottata più fresca del solito. O almeno per me, dato che Paolo ha addirittura acceso il ventilatore.
Ormai funziona così. Dormiamo bene una notte a testa. Chi si rigira e rigira nel letto la notte prima, quella dopo farà sonni profondissimi forse proprio per la stanchezza.
Dormire in macchina al mare e al caldo, si sta rivelando molto più complicato e del previsto.
Sarà colpa della brezza marina che spesso sembra giocare a nascondino.
O sarà colpa dell’umidità che, al contrario, non ne vuole sapere di lasciarci soli.
Stamattina, però, ci siamo svegliati a Zipolite ed è tutto un altro risveglio.
All’apparenza, quei due chilometri di sabbia dorata fanno pensare a una normalissima e graziosa spiaggia oceanica, con le onde troppo alte per nuotare.
Zipolite, però, ha qualcosa di diverso.
E non è tanto per il nome che, già di per sé un po’ mette in guardia.
“Playa de los muertos” è così che viene chiamata la spiaggia principale del paesino.
Varie teorie su questo nome un po’ lugubre. Da un lato il fatto che la corrente qui è molto molto forte e pericolosa e il mare, ogni anno, causa vittime.
Dall’altro, la tradizione Maya che prevedeva di fare sacrifici umani per ingraziarsi il mare e far sì che portasse una pesca prospera e che proteggesse questo tratto di costa.
Ma la particolarità di Zipolite non risiede tanto nel nome, ma nel fatto che questa sia l’unica spiaggia dove è legale praticare nudismo in Messico.
Come sarà facile immaginare, il risveglio a pochi metri da questa distesa di sabbia è stato piuttosto pittoresco questa mattina.
Se ci aggiungiamo anche il fatto che ci siamo parcheggiati accanto alla scritta ZIPOLITE più fotografata della costa.
Appena aperti gli occhi, davanti a me un signore sulla settantina, tutto intento a farsi fotografare dalla moglie.
Era sdraiato con la schiena appoggiata alla Z e i piedi che arrivavano a coprire la P.
Addosso solo un cappellino e gli occhiali da sole come se fosse in incognito.
La moglie, una bella signora con i capelli dalla piega perfetta, stava in piedi a qualche metro da lui, con il cellulare in mano e una sciarpa leggera e colorata appoggiata sulla spalla.
Ridevano mentre lui cercava di arrampicarsi sulla scritta per alzarsi in piedi ed aprire le braccia.
Si comportavano come se niente fosse, come se avessero i vestiti addosso.
Come se la coppia di giovani ragazzi messicani seduti a pochi metri da lì, non stesse sorridendo imbarazzata.
Io ero lì, dentro la macchina, ad osservare la scena e anche io sorridevo, ma più per l’allegria che quei due signori esprimevano. Sembrava non gli importasse nulla dei giudizi degli altri e che neanche si accorgessero di essere nudi.
Che poi, a pensarci bene, la cosa strana su una spiaggia nudista sono le persone con il costume.
VIDEO
Questa più che una spiaggia nudista è una spiaggia libera.
E la libertà sta proprio nel fatto che chi la frequenta può vestirsi o svestirsi come meglio crede.
C’è chi si fa il bagno con pantaloncini e maglietta e chi non ha nessun segno del costume.
C’è chi prova per la prima volta a togliersi il costume e corre veloce verso il mare e chi passeggia rilassato indossando solo infradito.
C’è chi fa esercizi di ginnastica indossando una tuta aderente e chi fa stretching con accanto i suoi vestiti accuratamente piegati.
C’è chi si tiene per mano e lo fa da una vita e chi, per quel semplice gesto, ha dovuto lottare tra i pregiudizi.
E a Zipolite c’è una bandiera arcobaleno che sventola a ricordare che l’amore non è mai tinta unita e che la cosa più importante è il rispetto delle diversità, sempre.
Dovevamo stare solo un giorno su quella spiaggia, ma alla fine è passata quasi una settimana.
Sono state giornate di risate, di passeggiate, di trekking.
Di chiacchierate interrotte perché scene stravaganti ti fanno perdere il filo.
Di bagni con il costume e di nuotate senza.
Di manghi che cadono dagli alberi e che sono dolcissimi e profumati.
Di tramonti così rossi da far pensare che anche il cielo a volte, possa arrossire imbarazzato.
Angela e Paolo