In viaggio a tempo indeterminato/176: riflessioni sulla religione
Ci pensavo ieri, mentre eravamo parcheggiati davanti a un negozio di "materie prime".
Una costante in quasi tutti i Paesi che abbiamo visitato finora è la centralità della religione.
A esclusione forse solo degli USA, in tutte le altre nazioni la fede religiosa influenza e in alcuni casi scandisce la vita quotidiana della gente.
Parlare di questo argomento è sempre un po' spinoso e molto complesso e di certo il caldo di questo pomeriggio messicano non mi aiuta.
Ma se ci penso bene il potere e l'influenza delle religioni in molti Paesi non passano certo inosservati e diventano una delle caratteristiche principali di quel luogo.
In India, ad esempio, la sveglia la mattina è data dalla puja, la preghiera alla statua di una divinità, e prosegue con vari riti durante tutto il giorno.
Ad ogni angolo di strada trafficata c'è un piccolo tempio dove vengono lasciate offerte, fiori, candele.
I canti e le preghiere riecheggiano nell'aria tra i clacson e i muggiti delle mucche che sono sacre proprio perché rappresentano la reincarnazione di una divinità.
In Paesi come la Malesia, invece, non una ma tre religioni convivono una accanto all'altra. E così può succedere di sentire il richiamo alla preghiera di una moschea, mentre si sta seduti in un tempio cinese all'ombra delle lanterne arancioni e per strada sta passando una vivace processione indù.
L'Asia è cosi, quel bel caos e mix di riti strani che spiegare è complicato e capire è impossibile.
Ma perché questo argomento mi è venuto in mente proprio ora, proprio in un parcheggio in un pomeriggio messicano?
È iniziato tutto così...
"Ma non era il padre quello delle materie prime? Quello che ha creato tutto?" Mi dice Paolo mentre spegne il motore.
"Cosa intendi?" chiedo io che ancora non ho alzato lo sguardo dalla mappa del navigatore.
"Forse vendono pani e pesci." Continua lui ridendo.
"Ma di cosa stai parlando? Il caldo ti fa male!"
"Anghela leggi quel cartello!"
"Materias primas Jesus" recita l'insegna del negozio davanti a cui ci siamo fermati.
Se non fossimo in Messico da un anno penserei ad uno scherzo di cattivo gusto.
Ma qui no, qui è normale chiamare il proprio figlio Jesus, cioè Gesù.
Un nome piuttosto pesante da portare che però piace particolarmente, dato che ci è capitato di incontrare varie volte un Gesù sul nostro cammino.
L'ultimo è stato il meccanico Jesus che ha resuscitato la macchina quando una terribile spia rossa è apparsa sul nostro cammino.
Ha davvero fatto il miracolo.
(Ok, la smetto con questa cosa, ma i doppi sensi sono troppo semplici).
La diffusione del nome Jesus, comunque, è solo una piccola testimonianza di quanto anche in Messico la religione, in questo caso cattolica, giochi un ruolo fondamentale nella vita quotidiana.
In ogni città o paesino, il centro è rappresentato dalla chiesa che si erge nella piazza principale.
La messa della domenica è un evento molto seguito e spesso le chiese sono piene.
Un aspetto particolare è la forte devozione per la Vergine di Guadalupe, la Madonna del Messico apparsa nel 1500.
Proprio nei nostri primi giorni in Messico,lo scorso anno, ci eravamo trovati coinvolti nella festa in suo onore e avevamo persino imparato la canzone che tutti intonavano durante la processione: "la Guadalupana,la Guadalupana, la Guadalupana bayó al Tepeyac." (ovviamente la parte del Tepeyac abbiamo dovuto cercarla su Google perché dal vivo capivamo tutt'altro).
Ma c'è qualcosa di ancora più particolare quando si parla di religione in Messico.
Il Cattolicesimo, imposto dai coloni spagnoli nel 1500, si è andato a mischiare, in alcuni casi, ai riti delle popolazioni indigene.
Un esempio è la "Santa Muerte" o "Catrina".
La morte viene considerata una vera e propria divinità a cui vengono dedicate preghiere e canti.
La "Santa Muerte" é sempre rappresentata con una figura scheletrica femminile, con una lunga veste colorata e in mano una falce e un globo.
Fino al XX secolo si trattava di un culto clandestino e i riti si svolgevano in forma privata.
Venerarla è il modo messicano di celebrare la vita e, anche se per noi è un po' lugubre, in effetti ha il suo perché.
La morte, in Messico, è considerata come una tappa della vita stessa e per questo viene festeggiata.
Il Messico in questi piccoli dettagli ci stupisce sempre.
È un mix di tradizioni con origini così diverse da sembrare inconciliabili ma che, per qualche strano motivo, si fondono a creare qualcosa di unico e affascinante.
Una costante in quasi tutti i Paesi che abbiamo visitato finora è la centralità della religione.
A esclusione forse solo degli USA, in tutte le altre nazioni la fede religiosa influenza e in alcuni casi scandisce la vita quotidiana della gente.
Parlare di questo argomento è sempre un po' spinoso e molto complesso e di certo il caldo di questo pomeriggio messicano non mi aiuta.
Ma se ci penso bene il potere e l'influenza delle religioni in molti Paesi non passano certo inosservati e diventano una delle caratteristiche principali di quel luogo.
In India, ad esempio, la sveglia la mattina è data dalla puja, la preghiera alla statua di una divinità, e prosegue con vari riti durante tutto il giorno.
Ad ogni angolo di strada trafficata c'è un piccolo tempio dove vengono lasciate offerte, fiori, candele.
I canti e le preghiere riecheggiano nell'aria tra i clacson e i muggiti delle mucche che sono sacre proprio perché rappresentano la reincarnazione di una divinità.
In Paesi come la Malesia, invece, non una ma tre religioni convivono una accanto all'altra. E così può succedere di sentire il richiamo alla preghiera di una moschea, mentre si sta seduti in un tempio cinese all'ombra delle lanterne arancioni e per strada sta passando una vivace processione indù.
L'Asia è cosi, quel bel caos e mix di riti strani che spiegare è complicato e capire è impossibile.
Ma perché questo argomento mi è venuto in mente proprio ora, proprio in un parcheggio in un pomeriggio messicano?
È iniziato tutto così...
"Ma non era il padre quello delle materie prime? Quello che ha creato tutto?" Mi dice Paolo mentre spegne il motore.
"Cosa intendi?" chiedo io che ancora non ho alzato lo sguardo dalla mappa del navigatore.
"Forse vendono pani e pesci." Continua lui ridendo.
"Ma di cosa stai parlando? Il caldo ti fa male!"
"Anghela leggi quel cartello!"
"Materias primas Jesus" recita l'insegna del negozio davanti a cui ci siamo fermati.
Se non fossimo in Messico da un anno penserei ad uno scherzo di cattivo gusto.
Ma qui no, qui è normale chiamare il proprio figlio Jesus, cioè Gesù.
Un nome piuttosto pesante da portare che però piace particolarmente, dato che ci è capitato di incontrare varie volte un Gesù sul nostro cammino.
L'ultimo è stato il meccanico Jesus che ha resuscitato la macchina quando una terribile spia rossa è apparsa sul nostro cammino.
Ha davvero fatto il miracolo.
(Ok, la smetto con questa cosa, ma i doppi sensi sono troppo semplici).
VIDEO
In ogni città o paesino, il centro è rappresentato dalla chiesa che si erge nella piazza principale.
La messa della domenica è un evento molto seguito e spesso le chiese sono piene.
Un aspetto particolare è la forte devozione per la Vergine di Guadalupe, la Madonna del Messico apparsa nel 1500.
Proprio nei nostri primi giorni in Messico,lo scorso anno, ci eravamo trovati coinvolti nella festa in suo onore e avevamo persino imparato la canzone che tutti intonavano durante la processione: "la Guadalupana,la Guadalupana, la Guadalupana bayó al Tepeyac." (ovviamente la parte del Tepeyac abbiamo dovuto cercarla su Google perché dal vivo capivamo tutt'altro).
Ma c'è qualcosa di ancora più particolare quando si parla di religione in Messico.
Il Cattolicesimo, imposto dai coloni spagnoli nel 1500, si è andato a mischiare, in alcuni casi, ai riti delle popolazioni indigene.
Un esempio è la "Santa Muerte" o "Catrina".
La morte viene considerata una vera e propria divinità a cui vengono dedicate preghiere e canti.
La "Santa Muerte" é sempre rappresentata con una figura scheletrica femminile, con una lunga veste colorata e in mano una falce e un globo.
Fino al XX secolo si trattava di un culto clandestino e i riti si svolgevano in forma privata.
Venerarla è il modo messicano di celebrare la vita e, anche se per noi è un po' lugubre, in effetti ha il suo perché.
La morte, in Messico, è considerata come una tappa della vita stessa e per questo viene festeggiata.
Il Messico in questi piccoli dettagli ci stupisce sempre.
È un mix di tradizioni con origini così diverse da sembrare inconciliabili ma che, per qualche strano motivo, si fondono a creare qualcosa di unico e affascinante.
Angela e Paolo