PAROLE CHE PARLANO/20

Nostalgia e altri dolori

Quante volte ci è capitato di prendere un analgesico? In effetti, dovremmo ritenere fortunati coloro che non ne abbiano mai avuto bisogno o che abbiano un'elevata resistenza al dolore. L'elenco dei farmaci da banco, definiti anche antidolorifici o antalgici, è lungo, ma ciascuno, nonostante gli effetti collaterali tipici di tutti i farmaci (dal greco pharmakon, veleno), ha uno scopo preciso: combattere le algie, parola di origine greca che significa dolori, sofferenze. Ecco perché sentiamo spesso i medici parlare di nevralgie, cefalgie, mialgie, gastralgie, lombalgie, sciatalgie e altro ancora, che ci auguriamo non facciano mai parte della nostra vita.
Tuttavia, esiste un'afflizione che può essere acuta, ma anche piacevole; insistente e intensa, ma che non induce ad alleviarla con i farmaci, quanto piuttosto a ripercorrerne le ragioni nella memoria. Riguarda la nostra psiche e non il corpo: con un ossimoro, potremmo definirla una dolce sofferenza. Sto parlando della nostalgia, parola composta, la cui prima parte deriva dal greco nostos, sofferenza per il ritorno, non solo al proprio paese di origine, ma anche a una situazione che ci ha lasciato piacevoli ricordi. È un'emozione, un sentimento malinconico, che si percepisce quando si rimpiangono tempi ormai passati o nel desiderare profondamente cose, persone e luoghi lontani. Tutti quanti, oggi, percepiamo forte la nostalgia del tempo degli abbracci, dello stare insieme e dei leciti assembramenti.
Quando sono le emozioni a prendere il sopravvento, bisogna lasciare la parola soprattutto ai poeti, e la nostalgia è stata cantata magnificamente da Giuseppe Ungaretti, nelle trincee del Carso nel 1916:  

Nostalgia
Quando
la notte è a svanire
poco prima di primavera
e di rado
qualcuno passa
Su Parigi s'addensa
un oscuro colore
di pianto
In un canto
di ponte
contemplo
l'illimitato silenzio
di una ragazza
tenue
Le nostre
malattie
si fondono
E come portati via
si rimane.   


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Rubrica a cura di Dino Ticli
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