In viaggio a tempo indeterminato/162:dal paradiso all'inferno
Siamo nella seconda penisola più lunga del mondo.
C’è l’oceano da un lato e il Mare di Cortez dall’altro.
C’è il deserto e ci sono le montagne.
Distese di cactus e spine ovunque.
Ok, sembra la pubblicità realizzata da un’agenzia viaggi.
Ma la penisola della Baja California è davvero così.
Trovare un posto bellissimo dove parcheggiarsi non è per niente difficile qui in Baja California. Così come quasi ovunque si trovano botteghe che vendono cibo, taquerie e negozi per acquistare l’acqua potabile. La questione segnale del telefono è un po’ più complicata, ma in generale è un posto pazzesco dove ci si trasferirebbe subito.
In realtà solo da Ottobre a Marzo, perché poi le temperature salgono attorno ai 45 gradi e lì il problema diventa non sciogliersi.
Si passa letteralmente dal paradiso all’inferno in pochi mesi.
Non solo l’uomo ha imparato a vivere in queste condizioni ma anche molte altre specie.
Quasi 500 specie di piante, 4 anfibi, 43 rettili, circa 200 uccelli e più di 50 mammiferi si sono adattati alle difficili condizioni ecologiche della regione.
Alcune specie sono endemiche della penisola ed esistono e vivono soltanto qui.
E’ proprio la stretta relazione che nel corso dei secoli si è instaurata tra gli animali e i cactus del deserto della Baja California a permettere la sopravvivenza sia della flora che della fauna.
Ormai è quasi un mese che viaggiamo in questa striscia di terra e alcuni abitanti li abbiamo già incontrati molto da vicino, altri non vediamo l’ora di avvistarli e altri ancora speriamo di non incrociarli mai!
Qualche giorno fa, dopo una lunga camminata, ci siamo trovati ad osservare dall’alto un gruppo di leoni marini.
Erano circa una ventina, tutti su una roccia a picco sul mare.
Le onde alte e scure sbattevano provocando un forte rumore che però non riusciva a coprire i ruggiti di quelle meravigliose e buffe creature marine.
E’ stato nell’istante in cui ci hanno visto e si sono messi tutti in coro ad “urlare” che ho capito chiaramente il perché di quel nome.
Un verso roco, profondo, che ricordava molto quello di un leone nella savana.
Certo, a differenza del felino da cui prendono il nome, i leoni marini si sono gettati in massa in mare appena ci hanno visto comparire in cima al promontorio, a oltre 500 metri di distanza.
Si può dire che abbiano lo stesso nome ma non lo stesso coraggio!
Ultimamente, però, ad affascinarmi sono i pellicani.
Ce ne sono moltissimi in questa zona del mondo e volano a pelo dell’acqua con un’eleganza e leggerezza che non ci si aspetterebbe da un uccello di quelle dimensioni.
Li osservo mentre evitano le onde, prendono la rincorsa e poi si tuffano per pescare.
Creano delle vere e proprie coreografie che ricordano quelle di una squadra di nuoto sincronizzato.
Soavemente si lasciano trasportare dal vento, per poi tuffarsi a picco nell’acqua e pescare qualche povero pesciolino che per errore passava di lì.
Non credo di aver mai visto degli animali essere così sincronizzati.
Per restare in tema volatili, sulle spiagge della Baja California abbiamo avvistato anche falchi e avvoltoi. Questi ultimi, impegnati a divorare qualche carcassa, sembrano davvero usciti da qualche film o cartone animato. Neri, un po’ sproporzionati, con il corpo grosso e la piccola testa rossa.
Ma sono altri gli animali che non vediamo l’ora di vedere da vicino.
Tra questi lo squalo balena, un gigantesco mammifero che, a differenza di quanto lascerebbe intendere il nome, non è affatto pericoloso.
Mangia solo plancton in enormi quantità e non è di certo interessato a mordicchiare surfisti e bagnanti.
E poi ovviamente ci sono loro, le regine indiscusse, le balene grigie che in questo periodo dell’anno sfuggono dalle fredde acque dell’Alaska per venire a svernare qui.
In pratica fanno proprio come tutti i turisti americani che ci sono qui ora, solo che loro non hanno bisogno di un van o una tavola da surf.
C’è l’oceano da un lato e il Mare di Cortez dall’altro.
C’è il deserto e ci sono le montagne.
Distese di cactus e spine ovunque.
Ok, sembra la pubblicità realizzata da un’agenzia viaggi.
Ma la penisola della Baja California è davvero così.
Trovare un posto bellissimo dove parcheggiarsi non è per niente difficile qui in Baja California. Così come quasi ovunque si trovano botteghe che vendono cibo, taquerie e negozi per acquistare l’acqua potabile. La questione segnale del telefono è un po’ più complicata, ma in generale è un posto pazzesco dove ci si trasferirebbe subito.
In realtà solo da Ottobre a Marzo, perché poi le temperature salgono attorno ai 45 gradi e lì il problema diventa non sciogliersi.
Si passa letteralmente dal paradiso all’inferno in pochi mesi.
Non solo l’uomo ha imparato a vivere in queste condizioni ma anche molte altre specie.
Quasi 500 specie di piante, 4 anfibi, 43 rettili, circa 200 uccelli e più di 50 mammiferi si sono adattati alle difficili condizioni ecologiche della regione.
Alcune specie sono endemiche della penisola ed esistono e vivono soltanto qui.
E’ proprio la stretta relazione che nel corso dei secoli si è instaurata tra gli animali e i cactus del deserto della Baja California a permettere la sopravvivenza sia della flora che della fauna.
Ormai è quasi un mese che viaggiamo in questa striscia di terra e alcuni abitanti li abbiamo già incontrati molto da vicino, altri non vediamo l’ora di avvistarli e altri ancora speriamo di non incrociarli mai!
Erano circa una ventina, tutti su una roccia a picco sul mare.
Le onde alte e scure sbattevano provocando un forte rumore che però non riusciva a coprire i ruggiti di quelle meravigliose e buffe creature marine.
E’ stato nell’istante in cui ci hanno visto e si sono messi tutti in coro ad “urlare” che ho capito chiaramente il perché di quel nome.
Un verso roco, profondo, che ricordava molto quello di un leone nella savana.
Certo, a differenza del felino da cui prendono il nome, i leoni marini si sono gettati in massa in mare appena ci hanno visto comparire in cima al promontorio, a oltre 500 metri di distanza.
Si può dire che abbiano lo stesso nome ma non lo stesso coraggio!
Ultimamente, però, ad affascinarmi sono i pellicani.
Ce ne sono moltissimi in questa zona del mondo e volano a pelo dell’acqua con un’eleganza e leggerezza che non ci si aspetterebbe da un uccello di quelle dimensioni.
Li osservo mentre evitano le onde, prendono la rincorsa e poi si tuffano per pescare.
Creano delle vere e proprie coreografie che ricordano quelle di una squadra di nuoto sincronizzato.
Soavemente si lasciano trasportare dal vento, per poi tuffarsi a picco nell’acqua e pescare qualche povero pesciolino che per errore passava di lì.
Non credo di aver mai visto degli animali essere così sincronizzati.
Ma sono altri gli animali che non vediamo l’ora di vedere da vicino.
Tra questi lo squalo balena, un gigantesco mammifero che, a differenza di quanto lascerebbe intendere il nome, non è affatto pericoloso.
Mangia solo plancton in enormi quantità e non è di certo interessato a mordicchiare surfisti e bagnanti.
E poi ovviamente ci sono loro, le regine indiscusse, le balene grigie che in questo periodo dell’anno sfuggono dalle fredde acque dell’Alaska per venire a svernare qui.
In pratica fanno proprio come tutti i turisti americani che ci sono qui ora, solo che loro non hanno bisogno di un van o una tavola da surf.
Angela e Paolo