In viaggio a tempo indeterminato/101: ci siamo sposati alle Hawaii
E ora che siamo arrivati alle Hawaii capiamo perfettamente perché volesse tanto venirci!
L'isola di Oahu, quella su cui siamo sbarcati, è sicuramente il frutto di un incantesimo: le montagne sembrano fatte di carta e sono di un verde che così acceso non l'avevamo mai visto.
Nell'aria c'è il profumo dolce dei fiori di frangipani.
Il cielo sembra enorme, immenso, e il mare...beh il mare ha talmente tante tonalità di azzurro da ricordare la tavolozza di un pittore.
Ci è bastato percorrere i km dall'aeroporto alla fattoria dove vivremo, per percepire la magia di questa isola.
Una magia così forte e potente da riuscire persino a farci fare cose strane, assurde, inaspettate... come sposarci!
Eh sì, perché su questa isola da sogno, proprio dall'altra parte del mondo, abbiamo rinnovato le nostre promesse nuziali.
VIDEO
Il 29 Aprile 2017 a Lecco, dopo una settimana di pioggia, era uscito il sole.
Eravamo tesi ed emozionati, io con il mio vestito rosa e Paolo con il suo kilt scozzese.
Eravamo stanchi dopo tutti i preparativi, la notte insonne, le corse per finire tutto.
Eravamo così felici, con le persone care a festeggiare con noi, i petali di rosa, i brindisi con lo spumante.
Ma di certo non potevamo immaginarci cosa sarebbe successo nei mesi dopo.
E se qualcuno, quel giorno, ci avesse detto che ci saremmo risposati alle Hawaii, avremmo pensato che aveva decisamente sfruttato l'open bar del ricevimento.
Invece eccoci qui, su una spiaggia hawaiiana, con l'ukulele che suona "Somewhere over the rainbow".
È tutto diverso, noi siamo diversi, sembra passata una vita in mezzo.
Di quel 29 Aprile sono rimaste le montagne come sfondo, ma al posto del lago questa volta abbiamo l'oceano davanti a noi e le palme mosse dal vento a fare da contorno.
Niente preparativi, ristoranti da prenotare, fiorista e fotografo.
Solo una ghirlanda di fiori che la sera prima, alla luce di una lanterna, abbiamo intrecciato noi, con i fiori del giardino e l'aiuto di Raychel, la signora che ci ospita nella fattoria.
Niente trucco e parrucco o vestiti costosi.
Solo bermuda e camicia e un vestito bianco comprato in un negozio vintage in Corea, che forse mi va un po' corto ma che mi fa sentire bella.
Niente scarpe con il tacco, ma piedi nudi sulla sabbia.
Niente nottata insonne, ma il canto del gallo a svegliarci alle 5 del mattino.
Niente macchina d'epoca, ma un autobus per arrivare fino a lì perché siamo sempre quelli che viaggiano con 10€.
Niente anelli, ma ghirlande di fiori profumati da scambiarci.
Niente firme e testimoni, solo le nostre parole pronunciate senza quasi pensarci, senza quasi renderci conto di quello che stava succedendo.
Questo lungo viaggio di cose strane ed emozionanti ce ne ha fatte fare molte, ma un secondo matrimonio alle Hawaii probabilmente le batte tutte.
Talmente assurdo che anche mentre lo vivevamo, non ci sembrava reale.
Ci sentivamo come dentro uno di quei film romantici, quelli che mentre li guardi pensi "certe cose nella realtà non succedono".
Forse è per quello che abbiamo passato la cerimonia a tenerci per mano, come per aggrapparci a qualcosa di reale quando tutto il resto ci sembrava solo il frutto di un bellissimo incantesimo fatto da un mago delle fiabe.
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